Testi e foto di Riccardo Poma
Questo edificio, che sorge tra Santhià e Formigliana (insomma tra Biella e Vercelli) in mezzo ad una grande distesa di risaie, mi ha sempre affascinato per almeno due ragioni. In primis, per la sua collocazione: non ci sono strade per raggiungerlo, si trova esattamente in mezzo ad una risaia. Una posizione che gli dona l’aspetto di un’isola anomala che, invece di giacere in mezzo al mare, si trova tra i campi di riso. Quando le risaie sono piene d’acqua, diventa un’isola a tutti gli effetti.
Ovviamente questa stramba collocazione è presto spiegata: sicuramente prima c’era una strada che portava ad esso, ma con la costruzione di nuovi campi e l’abbandono dell’edificio è probabilmente scomparsa. All’interno vi sono tracce di alcune mangiatoie, dunque doveva trattarsi di una stalla.
L’altro aspetto di questo edificio che mi ha sempre colpito è il colpo d’occhio che offre quando si giunge nei suoi pressi: si tratta infatti di una costruzione molto “geometrica”, armoniosa nel suo “trionfo di righe” verticali e orizzontali. Sono poche le vecchie costruzione ad essere così squadrate: certo, molte non lo sono più a causa dell’abbandono, ma non è difficile accorgersi che questo piccolo edificio si presenta in maniera ben diversa rispetto alle molte cascine abbandonate presenti in queste zone; oltre che l’aspetto squadrato, infatti, è decisamente particolare il tetto, che nel lato sud presenta uno spiovente assai pronunciato, probabilmente pensato per riparare il bestiame dal sole cocente.
Le linee della costruzione si sposano alla perfezione con quella, verticale, della stradina che gli passa accanto (senza toccarla, sennò non sarebbe un’isola), e con quella dell’orizzonte. Ma ci sono anche le linee delle “spalle” delle risaie, dei pali della luce, dei fossi. Le uniche linee asimmetriche e irregolari sono quelle delle montagne e degli alberi sullo sfondo, come a rimarcare ancora una volta quel suggestivo contrasto – visivo e “poetico” – tra le opere dell’uomo e la natura.
Le fotografie sono state scattate al tramonto per accentuare i contrasti cromatici e, di conseguenza, le geometrie da essi provocate. Gli scatti sono avvenuti in quei pochi minuti estivi in cui il sole compie un ultimo saluto per poi riposarsi dietro le montagne, quel breve lasso temporale che separa la luce dall’ombra: lo si nota ad esempio nell’ultima fotografia, scattata circa cinque minuti dopo la prima eppure già molto più scura.
Un’isola tra le risaie, un riflesso geometrico che unisce il cielo alla terra, la mano dell’uomo al piede ieratico e coinvolgente della natura.
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