AUTOMOBILI VUOTE (A PERDERE)

Testi e fotografie di Riccardo Poma

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Quando si legge di vuotiaperdere si pensa subito ad una fabbrica, un castello, una stazione, una villa, una cascina. In realtà, durante i nostri pellegrinaggi nell’abbandono, più spesso di quanto avremmo creduto abbiamo trovato dei vuotiaperdere anomali, sempre con quattro pareti e un tetto ma con le ruote. Signore e signori, raccolte qui troverete alcune delle più suggestive “auto a perdere” trovate in questi tre anni, localizzate mentre si era lì per fare altro (ovvero per fotografare il luogo abbandonato che le ospita), perdute tra i rovi, le piante, i mattoni. Ne vedrete di perfettamente riconoscibili, come appena uscite (si fa per dire) dal concessionario, e ne vedrete di terribilmente smembrate, disintegrate, scolorite, praticamente irriconoscibili se non negli elementi basilari (un telaio, un fanale, un sedile, la livrea della carrozzeria). E scoprirete quanto “sud degli States” (ammettiamolo: l’auto abbandonata fa molto periferia della Louisiana post uragano Katrina) potrete trovare dalle nostre parti.

Chi lo sa? Magari li dentro qualcuno c’ha fatto l’amore, qualcuno c’ha litigato, qualcun altro ci ha caricato le galline e qualcun altro le ha schiantate contro un albero (le auto, non le galline). Proprio come gli edifici che raccontiamo di solito, ognuna di queste auto ha una storia dimenticata che oramai possiamo soltanto immaginare.

E come diceva sempre il Franco “Maraia” (non chiedetemi cosa significhi il soprannome):

“E comunque, mi, sun par la machina ‘d sicunda man”

Brau Franco.

Più seconda mano di così…

FIAT PANDA Prima Serie

2anni di produzione: 1980 – 1986
motorizzazione: 652 cm³ benzina
potenza: 30 Cv
posteggiata: nei pressi di una piccola fonderia casalinga abbandonata.

PEUGEOT 106 Prima Serie

34anni di produzione: 1991 – 1996
motorizzazione: 1000 cm³ benzina
potenza: 44 Cv
posteggiata: in un prato in dietro casa mia.

AUTOBIANCHI A112 Prima Serie

5anni di produzione: 1969 – 1973
motorizzazione: 903 cm³ benzina
potenza: 44 – 47 Cv
posteggiata: nel cortile di una fornace abbandonata.

(sedili di una) ALFA ROMEO Alfa Sud “Sprint”

6anni di produzione: 1976 – 1989
motorizzazione: 1300³ cm benzina
potenza: 79 Cv
posteggiata: in un capannone abbandonato.

AUTOBIANCHI 112 Sesta Serie “Elite”

7anni di produzione: 1982 – 1984
motorizzazione: 965 cm³ benzina
potenza: 48 Cv
posteggiata: nel cortile di una cascina dismessa.

FIAT 131 Panorama “Supermirafiori” 1600/TC (anche immagine sotto il titolo)

8anni di produzione: 1978 – 1983
motorizzazione: 1600 cm³ benzina
potenza: 97 Cv
posteggiata: nel cortile di un ex filatura.

TOYOTA COROLLA GT.i 1.6

910anni di produzione: 1983 – 1987
motorizzazione: 1600 cm³ benzina
potenza: 110 Cv
posteggiata: nel cortile di una cascina.

CAMION TRE ASSI “GD”

11anni di produzione: 1980 – 1985
motorizzazione: umana
potenza: variabile (dipende dalle gambe del bambino)
posteggiata: piazzola di sosta usata come discarica.

ATTENTION PLEASE! Se conoscete delle altro autoaperdere, non esitate a contattarci. L’intento è quello di fare altri post sull’argomento in futuro (ovviamente vi citeremo nei ringraziamenti).

[Tutte le fotografie presenti in questo post sono tutelate dal diritto d’autore e, pertanto, non possono essere riprodotte altrove. Copyright Vuoti a perdere 2015]

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UN’ALTRA (SPLENDIDA) CASCINA ABBANDONATA NEL BIELLESE

Testi e fotografie di Riccardo PomaDSC_0617

La cascina, o se preferite la fattoria, rappresenta la tipologia di luogo più presente su vuotiaperdere, una scelta che deriva non tanto da una propensione artistica personale, quanto dal fatto che di questi casolari è pieno il biellese (e, in misura maggiore, il vercellese), in virtù di un passato (e di un presente) strettamente collegato all’agricoltura e all’allevamento. Questa cascina è certamente una delle più suggestive che abbiamo avuto modo di fotografare: il suo stile architettonico ricercato rivela che probabilmente si trattava di una casa padronale, capace di ospitare le stalle ma anche lussuosi appartamenti. Basta guardare il numero degli archi, le rifiniture dei muri, la qualità di pietre e mattoni. Degli antichi fasti è rimasto ben poco. Resta un enorme, ingombrante scheletro silenzioso, divorato dalla vegetazione che, a meno che non ci si faccia largo col machete, impedisce l’entrata.

A guardarla dalla strada, sembra una piccola cascina. Ma se le si gira attorno, si scopre che le sue dimensioni sono notevoli. Il tetto nuovo e la presenza di apparecchi per il ricircolo dell’aria sui balconi fanno presupporre che qualcuno la abitò fino a tempi tutto sommato recenti (20, 30 anni al massimo), anche se le strutture adibite al lavoro (come la stalla) rivelano una data di abbandono decisamente più lontana.

Una volta tanto, occasione più unica che rara, un atto vandalico come l’abbandono di un auto nell’aia della cascina (per la precisione, una Autobianchi A112), ci permette di scattare foto dal forte simbolismo e dal suggestivo impatto visivo: il vecchio e il nuovo, il motore a scoppio dimenticato accanto agli abbeveratoi dei buoi, l’antico e il moderno che convivono nella stessa, medesima selva oscura che pian piano, senza distinzioni, farà sparire tutto sotto la propria incessante spinta vitale. Ancora una volta la natura è l’unica cosa “viva” di questi luoghi, ancora una volta ci affascina sapere che, nonostante gli sforzi costruttivi umani, sarà proprio la natura ad averla vinta. Si tratti di ferro o mattoni, tutto è destinato a sparire inghiottito dalla terra.

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Thanks to: Francy

[Tutte le fotografie presenti in questo post sono tutelate dal diritto d’autore e, pertanto, possono essere riprodotte soltanto citandone il nome. Copyright Vuoti a perdere 2013]