LA CHIESETTA DEI BOSCHI

Testi e fotografie di Riccardo Poma

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Tra le risaie biellesi e le risaie vercellesi, in quella zona che un tempo ospitò – e ospita ancora, anche se in misura minore – la Baraggia, sorge la piccola chiesetta di San Vito, nascosta e protetta dalle fronde e dal fogliame. Non si hanno documenti precisi in merito alla sua realizzazione, ma l’architettura esterna fa pensare che possa essere stata costruita a cavallo tra XVII e XVIII secolo. La posizione isolata – oggi ci sono case vicine, ma risalgono alla seconda metà del ‘900 – suggerisce che possa essere stata costruita come ex voto, in merito a qualche vicenda “miracolosa” accaduta in quei luoghi. Lungo la prima metà del 1900 la chiesa di San Vito divenne una succursale della parrocchia, e gli abitanti del vicino rione la fecero diventare “la loro chiesa”. Gli anziani del paese raccontano che ogni anno, il giorno di San Vito (15 giugno), nei pressi dell’edificio si svolgeva una magnifica festa, che iniziava con la Santa Messa e proseguiva con un grande pranzo. L’usanza rimase intatta fino alla fine degli anni ’60, poi la chiesa venne pian piano lasciata andare e si finì per utilizzarla soltanto sporadicamente (si ricorda, ad esempio, un matrimonio qui celebrato all’inizio degli anni ’80). All’inizio degli anni ’90 la chiesetta versava già in stato di abbandono e degrado.

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Architettura. La chiesa è lunga una decina di metri, larga quattro, alta sei/sette se si considera il “campanile” (anche se forse il termine non è corretto: si dovrebbe parlare piuttosto di una piccola torre che parte dal tetto, in quanto priva di alloggiamento autonomo). Costruita, come già accennato, a cavallo tra XVII e XVIII secolo, la chiesa possiede un porticato aggiunto in epoca più tarda: lo si capisce perchè la struttura è stata letteralmente “appoggiata” alla facciata originale, ancora visibile in alcune parti. L’edificio, che si costituisce su una singola navata con volte a crociera, è ben illuminato da tre finestre poste a sud (è probabile che ve ne fossero tre anche a nord ma che furono murate), da tre finestrelle sulla facciata e da un lucernario circolare, oggi murato, sito a est.

Oggi.

Fuori. Esternamente la chiesetta di San Vito si conserva abbastanza bene. Se si escludono le pessime condizioni del soffitto del porticato e l’avanzata dei rampicanti (che, si sa, prima o poi intaccheranno la struttura), l’edificio appare ancora molto solido. Il tetto resiste alle infiltrazioni, i muri sono tutti in piedi e per nulla indeboliti. Tra i particolari interessanti ci sono le tracce della piccola acquasantiera in pietra – situata fuori, sotto il porticato, e praticamente distrutta da qualche mattone crollato – l’affresco che avvolge la porta d’entrata, la campana in ottone, una decorazione “a fiore” situata sulla facciata e la sagoma del lucernario inspiegabilmente murato. D’Estate è praticamente impossibile avvicinarsi alla chiesetta, ma d’inverno è sufficiente seguire un sentiero tra le fronde che porta comodamente sotto il porticato.

Dentro. Anche l’interno rimane particolarmente ben conservato. Gli affreschi che ornavano la chiesa sono ormai interamente scomparsi (ne resta qualche traccia di colore nei pressi dell’altare), ma il “bianco” dato come fondo resiste e, eccetto alcune scrostature dovute alla muffa e all’umidità, si conserva piuttosto bene. La suggestiva architettura della chiesetta è in ottime condizioni: il soffitto non ha ceduto, e gli ornamenti perimetrali – ad un altezza di circa tre metri – sono ancora miracolosamente intatti. L’altare in muratura è sovrastato da una pala d’altare che ospita quella che sembra una copia, in bianco e nero, di un qualche dipinto raffigurante il Santo. Alberi e piante rampicanti, che avvolgono l’esterno della chiesa, stanno piano piano entrando dalle finestre, ma tolta la sporcizia dovuta all’abbandono, possiamo dire che la chiesa di San Vito è uno degli edifici sacri in disuso meglio conservati che abbiamo visto sinora. Restano al loro posto i piccoli banchi in legno (sono talmente bassi che è difficile capire se venissero usati per sedersi o semplicemente per inginocchiarsi), il tabernacolo in legno con interno ricamato, la campanella alloggiata nel piccolo campanile (manca soltanto il filo che, attraverso un buco nel soffitto, permetteva di suonarla). All’inizio degli anni ’90 i soliti “predoni” hanno portato via il bellissimo portone in legno intagliato, e al suo posto c’è ora una normalissima porta in truciolato.

A cavallo del 2000 alcuni pittori e decoratori del luogo hanno iniziato un lavoro di restauro, chiedendo alla curia l’acquisto dei materiali e offrendo la propria manodopera a titolo gratuito. La diocesi di Vercelli ha negato la richiesta, e dunque il progetto è stato accantonato. Un vero peccato, perchè basterebbe davvero poco per far si che la chiesetta di San Vito torni a splendere come un tempo. All’interno si vedono ancora alcune tegole portate dai volontari che avevano progettato il restauro.

Thanks to: Elis

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