Testi e fotografie di Riccardo Poma
Cascina = campagna, Baraggia, in mezzo alle risaie, andando verso Vercelli
Filatura = città, Biella, in mezzo alle case, andando verso Biella
Perlomeno di solito.
Ecco a voi la prima villa/cascina/filatura costruita in mezzo alle risaie, lontana dalla città, non verso Biella ma verso Vercelli. Una vera e propria eccezione, un bel paradosso che valeva la pena di essere raccontato. Ha senso costruire una cascina in centro città, sul Cervo? No, come – sulla carta – non ce l’ha costruire una filatura in mezzo alle risaie, se non altro perché
a) è scomoda per chi la deve raggiungere
b) ogni volta che tagliano riso ti riempiono i filati di polvere
c) non hai fiumi ne rogge per creare energia e (soprattutto) scaricare le scorie (eddai, lo sappiamo tutti che sul Cervo costruivano ANCHE per questi motivi qui).
In realtà questo luogo così anomalo nacque come mulino: l’acqua arrivava da un fosso che si staccava da una roggia vicina. Era uno dei due mulini più grandi della zona; l’altro è questo qui.
Per tanti anni rimase chiuso, poi a inizio anni ’80 fu convertito in filatura. E qui si torna alle tre domande qui sopra: perché proprio lì?
Boh, certo è che le questioni non si esauriscono qui. Anzi, questo vuotoaperdere è tutto pieno di domande senza risposta.
Tipo:
a) perché sono state portate via (quasi) tutte le scale? Qualche genio dirà “si vede che erano di marmo e valevano qualcosa”. Può darsi, ma volete dirmi che erano di marmo pure le scale esterne? La cosa interessante è che, a causa di questo precipitoso smontaggio di scale, è impossibile raggiungere i piani superiori della Villa adiacente alla fabbrica. Esatto, abbiamo detto villa perché un’abitazione con un soffitto come quello che vedete nelle foto non era sicuramente quella del contadino o dell’operaio. Una delle poche scale rimaste, ahinoi, non porta più in nessun luogo (e te pareva?)
b) quante cavolo di scale c’erano in questo posto? Ovunque ti giri vedi una scala (o le sue tracce). Il titolare della ditta era soprannominato l’Escher delle risaie?
c) cosa diavolo ci fa una macchina in mezzo al cortile? (fin qui però niente di strano; la vera questione dunque è): perché è stata smontata, smembrata, triturata? E soprattutto, perché prendersi la briga di smontarla in ogni modo per poi lasciare i pezzi lì, a tre metri di distanza a prender la pioggia? [se vi interessa il modello guardate qui]
Mah. Poche sono le certezze.
Sappiamo ad esempio che nella filatura lavoravano 6 persone per turno su 3 turni di lavoro.
Sappiamo che negli anni ’80 la villa fu convertita in uffici.
Sappiamo che il caseggiato che fungeva da officina ospitava, al piano superiore (quindi, indovinate un po’, irraggiungibile), l’abitazione del custode.
Sappiamo poi che la parte di fabbrica ospitava al piano terra preparazione e ring e al primo piano ring e roccatura.
Sappiamo che la fabbrica chiuse ufficialmente il 22/12/93 per cessata attività consegnando, come ci ha raccontato una persona che vi lavorò, “le lettere di licenziamento invece che la quattordicesima”.
Oggi tutto è a pezzi, cadente, silenzioso. La scritta “attenzione carichi sospesi” è ancora molto valida, anche se per motivi diversi da quelli per cui era stata pensata e appesa. Su una porta, segni che sembrano unghie. Unghie belle grosse. Unghie di orsi? In mezzo alle risaie? No. Unghie di un animale grande e forte, ma quale? Beh, questo è solo uno dei tanti misteri di questo luogo magico. E poi, insomma, senza un po’ di sovrannaturale che villa abbandonata sarebbe?
Il nostro giro è finito. Niente scale. Chissà come mai. Certo è un qualcosa che fa riflettere: chi prese quelle scale, non pensò che così facendo avrebbe negato per sempre l’accesso a dei luoghi che magari contenevano ancora storie che avrebbero potuto essere raccontate e fotografate. E che invece sono destinate a restare lì, irraggiungibili, forse ancor più stampate nel tempo perché torneranno ai piani bassi solo quando quelli alti crolleranno per l’abbandono.
Chissà se saremo ancora lì per fotografarli.
Thanks to Vero, Elis, Tia, e ovviamente alla signora Mariangela.
[Tutte le fotografie presenti in questo post sono tutelate dal diritto d’autore e, pertanto, non possono essere riprodotte altrove. Copyright Vuoti a perdere 2015]
credo che alle volte le scale vengano rimosse proprio per rendere poco appetibili le visite ed evitare che i visitatori vadano ai piani superiori, spesso i primi a cedere sotto il peso dell’incuria. mi è capitato spesso di “trovare” scale mancanti specialmente nelle case abbandonate in campagna
Vero, grazie Marzio, può essere una ragione!
bravo e simpaticissimo! Ti sei informato se per le scale e l’auto non sia passato di lì Omar Ronda? Le unghie potrebbero essere di Daverio…arrivato in ritardo e privo di lacchè a tenergli almeno una scala a pioli. Continua così, sei troppo bravo
Ahah grazie Chiara per il prezioso commento!
Dove si troverebbe sto sito?
Non diciamo l’ubicazione di “sti” siti, grazie